In terra ostile by Philip K. Dick

In terra ostile by Philip K. Dick

autore:Philip K. Dick
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 1999-05-14T16:00:00+00:00


Due giorni dopo fece lubrificare e controllare interamente la Mercury, fece avvitare le ruote, e poi, con una valigia nel portabagagli, partì da solo sulla statale 26, diretto a ovest in Oregon e in California.

9

Nella prima tappa del viaggio attraversò in auto tutto l’Oregon e la California settentrionale. Proseguendo verso sud, passò per le Cascate Klamath, superò la stazione di confine, poi affrontò la difficile strada che passa per il Monte Shasta e prosegue per i pendii scoscesi vicino a Dunsmuir, nel cuore della zona boschiva, con laghi e corsi d’acqua sempre in vista.

Di prima mattina lasciò la zona boschiva montuosa e arrivò in una vallata agricola tremendamente calda e piatta. Esausto, abbandonò la strada al primo motel.

Il motel non era altro che un insieme di prefabbricati, ordinati in due file parallele, con della ghiaia intorno e gigantesche piante secolari davanti alla porta della direzione. Una coppia di mezz’età dormiva su due sdraio di tela, sotto un ombrellone. Diverse macchine avevano abbandonato la strada e parcheggiato là. Bruce vide e udì alcuni bambini giocare nella polvere all’ombra, vicino alla veranda di un prefabbricato.

Comunque, aveva già spento il motore. Dopo avere contrattato con il proprietario del motel, arrivò a un accordo accettabile: l’uso di uno dei monolocali per un periodo di otto ore a un dollaro e mezzo. Il suo affitto non gli permetteva di fare il bagno o andare a letto, ma poteva lavarsi il viso, usare l’asciugamano per le mani ma non quello per la doccia, stendersi sul letto senza spostare le coperte né toccare le lenzuola, e naturalmente poteva usare il water. Alle otto del mattino chiuse a chiave la sua auto, entrò nel monolocale poco ventilato e si sdraiò per fare un sonnellino.

Alle quattro del pomeriggio il proprietario lo svegliò. Cominciavano ad arrivare diverse macchine, e doveva liberare l’alloggio. Bruce prese l’orologio, che si era tolto, e le scarpe, e si diresse malfermo all’esterno, nella luce del sole ancora accecante. Appena fu fuori, la moglie del proprietario corse nella camera con un asciugamano pulito e del sapone.

– C’è un posto qui vicino dove posso mangiare? – chiese al proprietario, un uomo basso, pelato e dall’aria seccata.

– Ci sono una caffetteria e un distributore a una quindicina di chilometri da qui, – rispose l’uomo, camminando a grandi passi per dare il benvenuto a una Plymouth carica di passeggeri che era arrivata facendo scricchiolare la ghiaia mentre lui si recava presso la direzione del motel.

Bruce tornò nella sua auto, accese il motore, e si rimise in strada.

Quando vide la caffetteria, accostò la macchina alle pompe del distributore, disse al benzinaio di fargli il pieno, e, lasciando l’auto lì, attraversò la statale diretto alla caffetteria. Mentre consumava il suo pasto a base di polpette al sugo, piselli in scatola, caffè e torta di more, vide che il benzinaio controllava l’acqua, le gomme e la batteria.

Si accese una sigaretta e rimase seduto di fronte al piatto vuoto, conscio della propria solitudine.

Il fatto di aver guidato tutta la notte non gli aveva dato alcun gusto.



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